Il viaggio alla scoperta delle 30 squadre NBA prosegue con la Southeast Division, una delle più competitive divisioni delle Lega, quella, per intenderci, che vedrà protagonista i nuovi “Big Three” della NBA ovvero i Miami Heat di Dwyane Wade, LeBron James e Chris Bosh.
Sarà una sfida non solo alle altre 4 avversarie divisionali, quella dei rinnovati Heat dell’Estate 2010, ma a tutta la Lega, a tutte le altre 29 franchigie, prime fra tutte Los Angeles Lakers ed i cugini degli Orlando Magic (anche loro inseriti nella Southeast Division).
A prima vista Miami sembra inarrestabile ma bisognerà vedere come l’alchimia di squadra si svilupperà in questi mesi: molte volte il talento sopperisce alle eventuali lacune (anche se gli Heat sembrano non averne a prima vista), ma un nucleo di giocatori profondamente rinnovato ha bisogno del tempo necessario per ingranare la marcia giusta. Della squadra dello scorso anno sono rimasti solo i playmaker Chalmers ed Arroyo, la stella Wade ed i lunghi Udonis Haslem, Joel Anthony e Jamaal Magloire. Poi 10 facce nuove per riportare Miami ai vertici della Lega.
Le avversarie non staranno a guardare, in primis gli orlando Magic: i cugini della Florida rispetto agli Heat hanno cambiato poco e investito i pochi soldi disponibili in modo oculato. La preseason sta dando ragione al G.M.Otis Thorpe con un record (fino ad ora) di 7-0. La regular season sarà tutt’altra cosa, però ad Orlando c’è moderato ottimismo per competere, in fondo in NBA nessuno ha un centro più dominante di Dwight Howard, cosa che molte volte porta le squadre che ne hanno uno a poter lottare per la vittoria del titolo. Non sono da sottovalutare neanche gli Atlanta Hawks, rimasti pressochè invariati rispetto allo scorso campionato ad eccezione del coach (via Woodson, dentro Drew), ed assieme ad Oklahoma City candidati ad essere la squadra più atletica della Lega. Charlotte cercherà di inserirsi nella lotta ma appare distaccata rispetto alle altre, anche se i buoni giocatori non mancano di certo nel North Carolina. In ricostruzione invece i Washington Wizards che hanno approfittato della fortuna nella sera della Draft Lottery (recapitato direttamente da Kentucky University il fenomeno John Wall, con un grandissimo colpo di fortuna a discapito dei Nets) per iniziare a costruire un futuro migliore. Cammino durissimo e che necessita di tempo ma le basi per lavorare bene ci sono tutte, fermo restando che anche nei prossimi Draft bisognerà reclutare qualche altro campioncino.
ATLANTA HAWKS: Atlanta ha mantenuto invariato il nucleo di giocatori rispetto allo scorso anno: poche aggiunte e per lo più comprimari, per tentare di dare continuità ai risultati magari migliorando il cammino nei playoff. Sollevato dall’incarico di head coach il deludente Mike Woodson (che ha raggiunto record vincenti più per la crescita dei tanti giovani talentuosi accumulati nei Draft in cui Atlanta ha avuto scelte molto alte che per meriti propri) si è passati a Larry Drew al primo incarico come capo allenatore. Un coach tutto da verificare.
Per quanto riguarda le mosse di mercato si è preferito rifirmare a cifre da capogiro il leader Joe Johnson, ottimo giocatore, ma un pò troppo in ombra nei finali di partita che contano, è arrivato via Draft il talentino Jordan Crawford (il ragazzo che qualche stagione fa in una esibizione schiacciò in faccia ed in testa a LeBron James ed il cui video della partita fu prontamente sequestrato dagli agenti Nike, preoccupati dalle conseguenze economiche del gesto dell'”incauto” ragazzino) ed i lunghi Josh Powell (dai campioni dei Lakers) ed Etan Thomas. Acquisti necessari dopo che per tante settimane si era in dirittura d’arrivo per chiudere l’ingaggio di Shaquille O’Neal che poi ha deciso di cambiare totalmente idee su Atlanta e firmare con i Boston Celtics (forse motivi economici?). Con Shaq nel ruolo di centro (anche non titolare) gli Hawks avrebbero avuto più chance di giocarsi un eventuale finale della Eastern Conference dato che se O’Neal da una parte è in declino per via degli anni, tuttavia la sua stazza sotto il canestro avrebbe permesso di tenere lontano dall’area i centri avversari. Il quintetto di partenza pare molto efficace, ma ciò che non convince degli Hawks è la panchina un pò corta: Mike Bibby nel ruolo di playmaker ancora è utile, Joe Johnson una sicurezza per i punti nelle mani, Williams ha mostrato miglioramenti nelle ultime partite in ala piccola, Josh Smith è il giocatore più talentuoso della squadra ed è chiamato ad esplodere definitivamente ( Cleveland avrebbe fatto carte false per prenderlo in sostituzione di LeBron James) mentre Horford è un centro che ha come unico limite qualche centimetro concesso agli avversari per quanto riguarda l’altezza. Dicevamo della panchina però: l’unico in grado di dare degno ausilio ai titolari sembra Jamal Crawford (che è anche in rotta con la dirigenza per il rinnovo del contratto). Il miglior sesto uomo dello scorso campionato pare una sicurezza potendo ricoprire i 2 ruoli di play e guardia tiratrice, poi quasi il nulla, per questo sarebbe stato importante l’arrivo di Shaq per dare man forte a Smith ed Horford nel reparto lunghi.
Tuttavia Atlanta si giocherà il terzo posto nella Eastern Conference con i Boston Celtics, anche se sia Hawks che Celtics dovranno guardarsi attentamente da Chicago Bulls e Milwaukee Bucks che hanno operato benissimo sul mercato nell’Estate ed hanno messo in piedi squadre molto competitive. Sarebbe curioso tra l’altro se le prime 3 della Eastern Conference alla fine risulteranno (rigorosamente nell’ordine di pronostico) Miami Heat, Orlando Magic ed Atlanta Hawks: tutte e 3 squadre della Southeast Division, il che dimostra la competitività di questa divisione.
Arrivi: Jordan Crawford (New Jersey Nets), Josh Powell (FA), Ethan Thomas (FA), Pape Sy (FA).
Partenze: Damion Jones (New Jersey Nets).
Scelte al draft: Damion Jones, Pape Sy
Quintetto base: Mike Bibby (PG), Joe Johnson (SG), Marvin Williams (SF), Josh Smith (PF), Al Horford (C)
ROSTER
PG: Mike Bibby, Jeff Teague
SG: Joe Johnson, Jamal Crawford, Jordan Crawford, Pape Sy
SF: Marvin Williams, Maurice Evans
PF: Josh Smith, Josh Powell, Etan Thomas
C: Al Horford, Zaza Pachulia, Jason Collins
Head Coach: Larry Drew
CHARLOTTE BOBCATS: I Bobcats, non partono con i favori del pronostico, tuttavia sono una squadra molto equilibrata che basa tutto sulla forza difensiva (tipico marchio di fabbrica delle squadre targate Larry Brown). L’attacco sarà incentrato tutto sul talento di un fine realizzatore quale Stephen Jackson e sulla continuità di Gerald Wallace, ormai stella di prima grandezza dell’intera NBA. A dire la verità mancherebbe qualcosa nel ruolo di playmaker (dopo l’addio di Felton passato ai Knicks) ma D.J. Augustin promette scintille al suo terzo anno nella Lega (anche per questo è stato sacrificato Felton), e sotto canestro dopo la partenza di Tyson Chandler verso Dallas, anche perchè la contropartita tecnica ricevuta dai Mavs, Erick Dampier, è stata subito tagliata per motivi id salary cap. Kwame Brown (già compagno di Jordan a Washington) è stato chiamato e voluto proprio dal nuovo proprietario dei Bobcats per coprire il buco in pitturato ma le incognite su di lui permangono, visto che a 28 anni non ha mai rispettato le aspettative che c’erano su di lui quando i Wizards lo chiamarono con la prima scelta assoluta al Draft del 2001( e neanche dopo il suo passaggio ai Lakers di Bryant). E’ per questo che in area pitturata si chiederanno gli straordinari a Tyrus Thomas che nella seconda metà della scorsa stagione, dopo il suo arrivo dai Bulls, non ha sfigurato, anzi ha dato segnali confortanti per il suo futuro. Anche Boris Diaw sarà chiamato a rendere al meglio vista la sua duttilità che lo porta a poter giocare, all’occorrenza, in 4 ruoli differenti. Anche se coach Brown non è propriamente un amante di rookie e sophomore resta il fatto che dovrà dare più spazio sia a Gerald Henderson che a derrick Brown , 2 ragazzi che potrebbero rappresentare il futuro della franchigia (anche perchè quest’anno i Bobcats non hanno avuto nessuna scelta al Draft e gli unici ragazzi giovani restano loro).
Obiettivo per Charlotte confermarsi tra le prime 8 e qualificarsi alla post season dopo la prima storica volta dello scorso campionato e vista la ritrovata competitività dell’Est l’impresa non sarà semplice.
Arrivi: Eric Dampier (Dallas Mavericks), Eduardo Najera (Dallas Mavericks), Matt Carroll (Dallas Mavericks), Kwame Brown (Free agent)
Partenze: Tyson Chandler (Dallas Mavericks), Alexis Ajinca (Dallas Mavericks), Eric Dampier (tagliato)
Scelte al draft: nessuna.
Probabile quintetto base: D.J. Augustin (PG), Stephen Jackson (SG), Gerald Wallace (SF), Boris Diaw (o Tyrus Thomas) (PF), Kwame Brown (C)
ROSTER
Guardie: D.J. Augustin, Gerald Henderson, Matt Carroll, Sherron Collins, Stephen Jackson; Shaun Livingston.
Ali: Derrick Brown, Boris Diaw, Dominic McGuire, Gerald Wallace, Eduardo Najera, Tyrus Thomas.
Centri: DeSagana Diop, Nazr Mohammed, Kwame Brown.
HEAD COACH: Larry Brown
MIAMI HEAT: La squadra che da luglio in poi è sempre sulla cresta dell’onda (almeno mediaticamente), la squadra di cui tutti parlano e di cui tutti discutono. Un’accozzaglia di talento come è capitato di poter fare a Miami non si è mai vista nella storia della NBA (o almeno non da quando c’è stato l’ampliamento a 30 squadre). Una vera corazzata, almeno sulla carta, che non ha virtualmente limiti, salvo l'”assemblaggio” dei giocatori negli schemi e l’eventuale unità dello spogliatoio visto che le teste calde sono sempre pronte ad esplodere da un momento all’altro.
Potenzialmente devastanti, sono candidati oltre a succedere ai Lakers campioni in carica, a diventare i dominatori della Lega per circa un decennio attentando se si vuole anche al super record di stagione regolare fatto dai Bulls di Jordan, Pippen e Rodman di “qualche” anno fa (72 vittorie e 10 sconfitte per la precisione). Non manca niente alla squadra: il più forte giocatore in NBA (LeBron James), Durant e Bryant permettendo; la guardia tiratrice più completa assieme proprio a Bryant (Dwyane Wade); la power forward più talentuosa tra tutte quelle che calcano i parquet della NBA (Chris Bosh); ed intorno a loro un nucleo di onesti comprimari che non chiederanno certo di prendere il posto dei 3 fenomeni. Formazione totalmente rinnovata, con 10 new entry e sole 6 conferme (di cui una, Jamaal Magloire sempre in procinto di essere tagliata). Rispetto allo scorso anno solo Joel Anthony, Arroyo e Chalmers sono stati confermati (a cifre minime), Wade ha trascinato invece i 2 amiconi James e Bosh a “South Beach” mentre Haslem ha dovuto decurtarsi di molto lo stipendio per restare nel team e dare la possibilitàdi pagare gli stipendi dei “Big Three”. Che alla fine non sono neanche faraonici rispetto al resto della Lega e rispetto a quelli di altri colleghi del momento (14 milioni di dollari annuali), ma hanno comportato degli enormi sacrifici per gli altri componenti del roster che sono tutti pagati al minimo salariale o quasi (solo Mike Miller ed Haslem hanno un contratto dignitoso). Insomma una vera rivoluzione che potrebbe (il condizionale, seppur non ci siano dubbi, è d’obbligo) portare all’inizio di una nuova era per il basket americano. Con buona pace delle altre pretendenti, Lakers Celtics e Magic ora, Oklahoma City Thunder per il futuro. A meno che qualcuno tra i fenomeni rimasti ancora in circolazione (e sparpagliati) nella Lega non decida di fare una riunione (come fatto da Wade-Bosh-James) consultarsi e decidere di unire le forze per formare un nuovo “Dream Team” che possa contrastare lo strapotere dei nuovi Heat di Pat Riley ed Erik Spoelstra (ogni riferimento ad un possibile trio Carmelo Anthony, Chris Paul ed Amar’è Stoudemire o ad un’accoppiata Kevin Durant-Dwight Howard, potenzialmente letale per tutti, è puramente casuale!).
La squadra pare ben coperta in ogni ruolo, in regia si alterneranno Chalmers, Arroyo ed House (ma la regia più realisticamente la faranno o Wade o James che vorranno sempre il pallone in mano), Wade sarà inamovibile nel ruolo di guardia, James in quello di ala piccola (con Mike Miller pronto a subentrare ad uno dei 2 fenomeni vista la sua duttilità). Haslem invece sarà il primo cambio per Chris Bosh, con Illgauskas nel ruolo di centro e Juwan Howard, Joel Anthony ed il mastodontico Dexter Pittman a subentrare per far rifiatare il veterano e fido scudiero di James.
In chiusura l’obiettivo per i Miami Heat è senza ombra di dubbio il titolo che deve essere necessariamente conquistato visto il valore del roster a disposizione. Altrimenti l’etichetta di fallimento sarà già dietro l’angolo a perseguitare ancora una volta il nome di LeBron James.
Arrivi: LeBron James (Cleveland Cavaliers), Chris Bosh (Toronto Raptors), Zydrunas Ilgauskas (Cleveland Cavaliers), Mike Miller (Washington Wizards), Juwan Howard (Portland Trail Blazers), Eddie House (Boston Celtics), Patrick Beverley(Olympiacos), James Jones
Partenze: Michael Beasley (Minnesota T-Wolves), Jermaine O’Neal (Boston Celtics), Daequan Cook (Oklahoma City Thunder), Quentin Richardson (Orlando Magic)
Probabile quintetto base: Mario Chalmers (PG), Dwyane Wade (SG), LeBron James (SF), Chris Bosh (PF), Zydrunas Ilgauskas (C)
ROSTER
Guardie: Wade, Chalmers, Miller, House, Arroyo, Beverly.
Ali: L.B.James, Haslem, J.Jones, J.Howard, Bosh, S.Randolph
Centri: Ilgauskas, Magloire, J.Antony, Pittman
Head Coach: Spoelstra
ORLANDO MAGIC: I veri antagonisti degli Heat non solo per il predominio nella Division, ma anche (e soprattutto) per il primo posto nella Eastern Conference. Le 2 squadre della Florida si daranno battaglia fino all’ultimo, difficile fare pronostici perchè anche i Magic sembrano ben attrezzati per competere per il titolo NBA. Ad Orlando ci credono tutti, dirigenza, giocatori e tifosi, che aspettano l’anello più prestigioso dai tempi del duo “Penny”-Anfernee Hardaway-Shaquille O’Neal. Un’attesa lunga che si spera possa terminare presto, anche perchè la squadra finora ha dato prova di essere una delle miglior della lega: 7-0 il record in preseason quando ormai le partite sono agli sgoccioli. va bene dire che i match di prestagione non sono totalmente indicativi, ma qualcosa dimostrano pure: e ciò che hanno dimostrato dei Magic è una formazione costruita veramente con criterio. Team solido con Jameer Nelson in regia (Duhon sarà il cambio con Jason Williams sempre pronto ad entrare nei momenti difficili, Vince Carter sarà la guardia titolare con uno straordinario J.J. Redick pronto a subentrare. Nel ruolo di ala piccola si divideranno minuti e spazio Quentin Richardson e Mickael Pietrus, ed in ala grande Rashard Lewis dovrà necessariamente rifiatare per lasciare qualche scampolo di partita a Brandon Bass. Proprio Lewis sembra essere l’ago della bilancia per questi Magic: se Rashard gira allora tutto è più facile, se la giornata non è quella giusta, tutti ne risentono. Poi il talento e la fisicità di Howard sotto i tabelloni completeranno l’opera con Gortat sempre pronto a dare una mano quando il centro titolare sarà fuori se gravato da molti falli (cosa in cui, uno stoppatore eccezionale come Howard, incappa qualche volta). Inoltre c’è curiosità per quanto riguarda Daniel Orton, molto simile fisicamente ad Howard ma che ancora è molto grezzo tecnicamente per l’attacco (anche se gli specialisti dicono che in difesa già sia veramente bravo), un clase 1990 scelto alla fine del primo giro e che potrebbe essere un investimento per il futuro anche per giocare con Dwight quasi con uno schema a doppio centro (un pò come Duncan-Robinson negli Spurs che furono). Da non dimenticare il jolly Ryan Anderson molto utile in caso di infortuni o problemi di falli in partita come dimostrato lo scorso anno nei momenti critici. Il tutto sotto la guida sapiente di coach Stan Van Gundy, vero maestro delle panchine NBA, una sicurezza per chi lo assume nel ruolo di allenatore.
Obiettivo per i Magic cercare di vincere il titolo NBA, anche se le insidie non mancano, a partire dalla Division che li vedrà opposti agli Heat del trio delle meraviglie. Ma per arrivare fino in fondo, ad Est, e non solo, tutti dovranno necessariamente fare i conti con questi Magic
arrivi: Malik Allen (da Denver), Chris Duhon (da New York), Daniel Orton (da Kentucky University), Quentin Richardson (da Miami), Stanley Robinson (da Connecticut University)
Partenze: Matt Barnes (ai Lakers)
Scelte al draft: Daniel Orton (pick 29), Stanley Robinson.
Probabile quintetto base:Jameer Nelson (PG), Vince Carter (SG), Quentin Richardson (SF), Rashard Lewis (PF), Dwight Howard (C)
ROSTER
Guardie: Vince Carter, Chris Duhon, Jameer Nelson, Jason Williams, J.J. Redick.
Ali: Malik Allen, Ryan Anderson, Brandon Bass, Rashard Lewis, Mickael pietrus, Quentin Richardson, Stanley Robinson.
Centri: Daniel Orton, Marcin Gortat, Dwight Howard
HEAD COACH: Stan van Gundy
WASHINGTON WIZARDS: La squadra più fortunata dell’ultima Draft Lottery riparte da un solo nome: John Wall, prima scelta assoluta e probabile All Star degli anni a venire. Sotto la guida di un coach di esperienza come Flip Saunders (4 finali di Conference in 13 anni di NBA), il giovane talento da Kentucky University potrà diventare uno dei “big” della Lega come Russell Westbrook, Derrick Rose, Chris Paul e Rajon Rondo, suoi diretti avversari nel ruolo di playmaker.
Nella capitale hanno approfittato della clamorosa scalata nella Lottery per cercare di migliorare passo dopo passo e ricostruire in 2-3 anni una franchigia vincente. La base non manca, anche se si dovrà capire quale ruolo avrà Gilbert Arenas, se sarà ceduto, e se si, per arrivare a cosa?(giocatori pronto uso o scelte alte nei prossimi Draft per seguire l’esempio dei Thunder che nel giro di 4 anni hanno messo su una formazione talentuosa di rampanti ventenni).
Tutti i principali giocatori di questa squadra hanno qualcosa da dimostrare in questa stagione. In primis Arenas: il suo talento non si discute, si parla di uno degli attaccanti più devastanti in NBA. I dubbi semmai sono altri, e sono sempre gli stessi da anni: saprà tenersi alla larga dai guai, comportandosi da leader in grado di rappresentare un esempio per i compagni? E il suo fisico fragile lo terrà lontano da quegli infortuni che lo hanno afflitto in continuazione tra il 2007 e il 2009?
“Agent Zero” si è mostrato pentito per gli errori del recente passato, e assicura di voler dare una svolta positiva al suo atteggiamento. Ma mai come in questo caso, la risposta ai dubbi che lo circondano potrà darla il campo e lo stesso Arenas, che nel frattempo ha scelto di indossare il numero 9 al posto dello 0.
Un altro veterano come Josh Howard ha tutta l’intenzione di tornare a recitare un ruolo importante. Scaricato da Dallas dopo anni di onorato servizio, Howard ha rassicurato tutti sulle sue condizioni fisiche, dichiarando che tra un paio di mesi sarà pronto a giocare.
Diverso il discorso che riguarda i due lunghi titolari, Yi Jianlian e Andray Blatche. Yi ha mostrato di avere talento, mani educate e una buona propensione al rimbalzo. E’ un giovane che viene chiamato a disputare una stagione di alto livello, così come Blatche.
Quest’ultimo venne scelto dai Wizards nel Draft del 2006, eppure è riuscito ad affermarsi come colonna della squadra solo nella stagione precedente. Nel corso degli anni gli erano stati preferiti giocatori più esperti come Antawn Jamison e Brendan Haywood, ma una volta partiti loro Blatche è divenuto il centro titolare.
Il 24enne di Syracuse non ha un compito facile di fronte a sé: l’anno scorso nessuno si aspettava la sua esplosione, mentre quest’anno verrà tenuto maggiormente d’occhio dalle difese. Sarà uno dei sorvegliati speciali, questo è sicuro.
Così come uno dei sorvegliati speciali sarà John Wall. Essere scelto come primo nel Draft lo investirà fin da subito di una grande pressione, ma Wall parte da una base più solida rispetto ad altri ragazzi che hanno avuto questo onore nelle precedenti stagioni.
Arrivare in NBA e avere a fianco giocatori come Arenas, Howard, Yi e Blatche, senza dimenticare ottime riserve come Hinrich, Thornton e McGee, rappresenta una buona occasione per mettersi in mostra da subito, senza dover aspettare rinforzi per anni come è capitato a numerose prime scelte del passato.
Giocatore veloce, ottimo nell’ attaccare il canestro, con una buona visione di gioco e altrettanto buone doti di passatore, con in più un fisico tosto per essere un playmaker (1.93 x 88 kg). Può far bene da subito, ha 20 anni ma il suo impatto sulla squadra verrà testato da subito.
Obiettivo per i Wizards sarà migliorare il record dello scorso anno (26-56), ma cercando piano piano di rinforzare anche la squadra per tornare a primeggiare nel giro di pochi anni (o come sperano i tifosi, nel più breve tempo possibile).
Arrivi: Kirk Hinrich (Chicago Bulls), Yi Jianlian (New Jersey Nets), Hilton Armstrong (Houston Rockets), Kevin Seraphin (Chicago Bulls)
Partenze: Mike Miller (FA), Earl Boykins (FA), Randy Foye (FA), James Singleton (FA), Quinton Ross (Los Angeles Clippers)
Scelte al draft: John Wall (pick 1), Trevor Booker (pick 23), Hamady N’Diaye (pick 56)
Probabile quintetto base: John Wall (PG), Gilbert Arenas (SG), Josh Howard (SF), Yi Jianlian (PF), Andray Blatche (C)
ROSTER
Guardie: Gilbert Arenas, John Wall, Kirk Hinrich, Nick Young
Ali: Josh Howard, Al Thornton, Yi Jianlian, Kevin Seraphin, Trevor Booker, Cartier Martin (FA), Adam Morrison (Los Angeles Lakers)
Centri: Andray Blatche, Javale McGee, Hilton Armstrong,
HEAD COACH: Flip Saunders
ANALISI NORTHWEST DIVISION
ANALISI PACIFIC DIVISION
ANALISI SOUTHWEST DIVISION
ANALISI CENTRAL DIVISION
ANALISI ATLANTIC DIVISION