Berlusconi, capitali stranieri nel Milan solo se costretto

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Berlusconi, capitali stranieri nel Milan solo se costretto | © ANDREAS SOLARO/Getty Images

Per Silvio Berlusconi il “Milan è una cosa di famiglia”, un pezzo importante del suo patrimonio, non solo economico ma anche affettivo, e questo messaggio è ben noto perchè è stato sottolineato più volte nei lunghi anni della sua presidenza (anche del Consiglio). Appare, dunque, come una notizia sorprendente che, per la prima volta, il presidente rossonero ammetta ed ipotizzi che in futuro, se le circostanze dovessero richiederlo e se la crisi dovesse continuare, tale discorso potrebbe cambiare. Certamente, in clima di campagna elettorale e considerando che siamo ormai a pochi giorni dal voto delle elezioni politiche, ogni parola deve essere pesata e considerata nel contesto nel quale viene pronunciata, magari per strizzare l’occhio a qualche elettore, oppure per sentirsi più vicino agli imprenditori che, in questi anni, stanno facendo i conti con la spirale recessiva. Tuttavia, il discorso di Berlusconi risulta essere dei più romantici e non solo perchè la festa di San Valentino si avvicina: si parla di cuore, di emozioni, di ricordi d’infanzia, del padre che portava il piccolo figlioletto allo stadio “e non pagava il biglietto perchè ero molto piccolo”, di quel bambino che allo stadio si innamorava di questo sport, dei campioni e del bel gioco ed iniziava a considerare il calcio come “una metafora della vita”, prima di acquistare quella squadra, quel “sogno d’infanzia” e tramutarlo in realtà vincente.

Berlusconi, capitali stranieri nel Milan solo se costretto | © ANDREAS SOLARO/Getty Images
Berlusconi, capitali stranieri nel Milan solo se costretto | © ANDREAS SOLARO/Getty Images

Il Milan è, così, una questione di affetto e sentimenti che, negli anni, ha indotto il presidente ad investire copiosi capitali, per far crescere e rafforzare quella creatura che si è trasformata in una delle squadre più titolate e, parlando poi in prima persona, Silvio Berlusconi sottolinea come lui stesso sia divenuto “il presidente che ha vinto più trofei”, paragonando la sua gestione a quella di Santiago Bernabeu al Real Madrid: “basti pensare che il secondo dietro di me, Santiago Bernabeu ne ha vinti la metà e gli hanno anche intitolato uno stadio”.

Il Milan è, dunque, un pezzo importante della famiglia Berlusconi, al punto che il presidente ha ritenuto opportuno che la figlia Barbara iniziasse a lavorarci dal di dentro, per considerarla come una società del gruppo, “facendo la verifica dei conti come se fosse una società del gruppo”, al pari delle varie Mondadori, Mediaset e via dicendo. Tuttavia, se questa crisi economica, che Berlusconi ha sempre negato o ridimensionato quand’era Premier e che evidenzia con forza oggi, in particolar modo in clima elettorale contro l’avversario Monti, dovesse continuare ad essere tanto grave e pesante, anche un grosso club come quello rossonero potrebbe essere costretto ad accettare l’ipotesi di aprire la propria compagine ad azionisti di minoranza esterni, ma solo se “ci dovesse essere qualche costrizione, allora il discorso potrebbe cambiare”, ed in tal senso, i capitali in ingresso potrebbero essere anche di provenienza straniera.

Il discorso, dunque, potrebbe essere affrontato in futuro, se le circostanze negative lo dovessero richiedere ma, per ora, stando alle parole di Berlusconi a quanto pare tali problematiche non esistono e non appaiono neppure all’orizzonte, non preoccupando affatto il presidente Berlusconi, che in tal senso afferma con convinzione la sua felicità nel considerare il Milan “come un affare ed un affetto della sua famiglia”.</em

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