Dopo il grande clamore e l’indignazione suscitati dall’esultanza di Pietro Arcidiacono a seguito del suo gol realizzato nel match di Serie D Sambiase-Nuova Cosenza, con il calciatore rossoblu che aveva mostrato sopra la divisa di gioco una T-Shirt con la scritta “Speziale è innocente“, si attendeva la risposta delle autorità competenti.
L’episodio che coinvolge l’attaccante del Nuova Cosenza era stato una sua “personale iniziativa” al fine di “solidarizzare” con Antonino Speziale, l’ultrà catanese condannato con sentenza passata in giudicato per l’omicidio dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti durante il derby di Catania-Palermo del 2 Febbraio 2007 e le motivazioni avanzate dallo stesso Arcidiacono avevano fatto riferimento al suo rapporto d’amicizia di lunga data con Speziale dovuto alle comuni origini catanesi.
Nella giornata di sabato, il segretario regionale del Coisp – il sindacato delle forze di polizia – aveva chiesto la radiazione del tesserato da parte della società di appartenenza, rivolgendo anche un appello alla città ed al tifo di Cosenza affinchè, nella prossima partita casalinga, si astenesse dal recarsi allo stadio per dimostrare di prendere le distanze da tale episodio. La società, dal canto suo, aveva immediatamente condannato l’iniziativa personale del calciatore, dichiarandosi all’oscuro di tutto, decidendo immediatamente per la sospensione del proprio tesserato in attesa di conoscere i provvedimenti decisi dalle autorità.
La decisione in questione è giunta in queste ore, ed è stata determinata dal Questore di Catanzaro Guido Marino, che ha emesso nei confronti del ventiquattrenne Pietro Arcidiacono un Daspo che gli impone tre anni lontano dagli stadi: non si tratta, dunque, di radiazione ma il provvedimento imporrà al calciatore di tornare a calcare i campi da gioco quando avrà ormai 28 anni.
Una decisione che la vedova Raciti, Marisa Grasso, commenta con senso di soddisfazione, soprattutto perchè – come lei stessa sottolinea – “l’applicazione del Daspo è stata determinata proprio dopo la morte di mio marito e sono contenta per la decisione del questore di Catanzaro”.
La signora Marisa Grasso, però, ritiene doveroso sottolineare come Arcidiacono sia stato “stupido e presuntuoso”, ritenendosi fortemente indignata per il fatto che Arcidiacono abbia scelto di solidarizzare con Antonino Speziali e non con chi, in questa triste e dolorosa vicenda, ha perso il proprio padre: “quella maglietta ha offeso i miei figli, da lui mi aspetto solo che chieda loro scusa”.
La solita uscita perbenista degli italiani. Mi meraviglia il provvedimento, preso da qualcuno che di formazione giuridica dovrebbe averne un minimo, che condanna una manifestazione di pensiero che potrà pure essere di cattivo gusto e, visto l’ambito, anche fuori luogo ed evitabile, ma che di sicuro non giustifica il daspo, perchè non è stata seguita da azioni o incitamenti di alcun genere, non fornendo quindi alcun presupposto all’applicazione della misura, e parlo di presupposto giuridico, che letteralmente non esiste. Sarebbe come applicare delle misure di prevenzione a chi ha indossato le criticate magliette “mafia” che qualche anno fa fecero anch’esse scandalo.
Ripeto, sarà pure criticabile il gesto, ma auspico che Arcidiacono ricorra al TAR e che questo annulli il daspo, come è giusto che sia, perchè non ci sono proprio i presupposti.