Fiorentina-Juventus è stato un match intenso ed un bello spot per il calcio, vissuto in un clima di accesa rivalità ma nei limiti della sana sportività, con una suggestiva coreografia della curva Fiesole, espressione dell’orgoglio della “Repubblica Fiorentina”. Un fatto da sottolineare, ancor di più alla luce delle premesse con cui la gara si è disputata, frutto dei rapporti tesi fra i vertici dei due club, Della Valle-Agnelli, dettati da cause che vanno ben aldilà degli aspetti sportivi. A testimonianza di ciò, nel post-partita di ieri, il tono dell’intervista di Andrea Della Valle, fratello del patron di Tod’s Diego Della Valle, è apparso inequivocabilmente “ostile” nei confronti della dirigenza bianconera ed, in particolar modo, del presidente Andrea Agnelli, in qualità di rappresentante della “casata” di appartenenza: nessuna stretta di mano, nessun cenno di saluto, posti ben distanziati in tribuna d’onore, pathos alle stelle nel seguire le fasi di gioco nella speranza che la Viola riuscisse nel far cadere la Vecchia Signora.
L’astio fra la famiglia marchigiana e quella torinese affonda le sue radici in questioni prettamente imprenditoriali, in contese fra la Fiat e i Della Valle per il controllo del Corriere della Sera e per le quote di Rcs, arrivando ad estendersi – in maniera probabilmente strumentale – alle polemiche sulla crisi attuale del sistema produttivo italiano, con Diego Della Valle che attacca senza mezzi termini l’amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne, accusando la Fiat di voler “filar via“, riferendosi alle strategie di delocalizzazione della produzione decise dalla casa automobilistica.
In particolare, lo stesso Diego Della Valle accusa i vertici dell’azienda automobilistica torinese di scelte imprenditoriali sbagliate, connesse ai ridotti investimenti in innovazione, che hanno condizionato ancor di più l’attuale crisi della principale impresa italiana. In tal senso, nelle sue velenose “frecciatine” alla Fiat, Della Valle non ha esitato a sottolineare – per contrasto – il fatto che la sua azienda non sia in crisi perchè ha continuamente innovato i propri prodotti.
Una polemica “colorita” e colorata anche dalle conseguenti risposte piccate e risentite dello stesso Marchionne, che ha replicato di non voler parlare “a chi fa borse” perchè “con quanto lui investe in un anno in ricerca e sviluppo io non ci faccio nemmeno un parafango”. Secco e lapidario l’italo canadese dal maglioncino blu, a voler smontare sul nascere una provocazione da non raccogliere, perchè “banale” e, soprattutto, pericolosamente destabilizzante e “populista” perchè rivolta a scaldare gli animi degli operai e del Paese che – secondo il numero uno Tod’s – stavolta, “non farà finta di nulla nonostante gli Agnelli abbiano abbandonato il Paese”.
Diego Della Valle, dunque, individua nelle strategie Fiat l’intento di non far nulla per aiutare la nave che affonda, non avendo ponderato in alcun modo quali potranno essere le durissime conseguenze della delocalizzazione produttiva per operai, concessionari e fornitori, privandoli del lavoro e delle certezze sul futuro, già a dir poco plumbeo. La famiglia Agnelli, invece, respinge al mittente le accuse, rifiutando il confronto sulle tematiche legate alle strategie produttive, probabilmente in maniera fin troppo ostinata, molto vicina alla brillante parodia di Maurizio Crozza che rappresenta Sergio Marchionne mentre tenta di elogiare la varietà della gamma proposta dalla Fiat finendo, poi, ad elencare improbabili modelli di Panda: “con due ruote motrici a destra, fragole con Panda”.
Dopo il pareggio a reti inviolate di ieri sera, la “partita” resta più che aperta ed il triplice fischio del direttore di gara Tagliavento non sarà sufficiente ad archiviare gli animi più che mai accesi sull’asse Firenze-Torino: con ogni probabilità, l’appuntamento per la “bella” è fissato ben prima della quinta giornata del girone di ritorno.