L’Italia va letteralmente in bambola nell’ultima amichevole prima degli Europei, facendosi travolgere dalla Russia per 3-0. Una sconfitta meritata per quanto si è visto in difesa, con gli azzurri incapaci di opporre una minima organizzazione alle incursioni degli avversari. Non è stato di certo un bel segnale quello lanciato ieri dalla Nazionale. Anche perché di fronte c’era sì una buona squadra, ma che fra una settimana si presenterà in ogni caso come outsider rispetto alle big presenti in Ucraina e Polonia. Per carità, il gioco a tratti si è visto, sopratutto ad inizio primo tempo e subito dopo il rientro dagli spogliatoi, segno tangibile del nuovo corso Prandelli, i cui due anni di gestione hanno consentito all’Italia di fare notevoli passi avanti sul piano della manovra corale. E prima di ieri la cura del commissario tecnico si era fatta sentire anche nel reparto di difesa, anche perché non subisci soltanto due gol durante la fase di qualificazione agli Europei e diventi la miglior difesa del lotto europeo a caso.
I tre gol di ieri si possono leggere sotto due chiavi diverse. La prima vede salire sul banco degli imputati le individualità, e quindi Bonucci, Maggio e De Sanctis risultano colpevoli senza appello. La seconda invece affonda le radici nella natura tattica, se si pensa al centrocampo ricco di talento ma poco propenso a proteggere la difesa, perché il solo Pirlo onestamente non può reggere l’urto dell’attacco avversario, e se si decide di far salire sia De Rossi che Marchisio in avanti i problemi diventano più di uno. Non siamo ancora diventati il Barcellona, che può permettersi di tenere Busquets davanti la difesa. Almeno ieri infatti abbiamo dimostrato di non conoscere le distanze appropriate e, causa non secondaria, abbiamo tenuto il pallino del gioco troppo poco per dire che almeno sul piano del possesso palla domineremo gli avversari.
Serve una chiara inversione di rotta da parte della Nazionale, se non si vuole uscire precocemente come due anni fa in Sudafrica durante la fase a gironi. E non dimentichiamo che a differenza del Mondiale, il gruppo attuale non è paragonabile a quello che avevamo accolto con i trionfalismi del caso un paio d’anni fa. C’è la Spagna d’accordo, ma non c’è solo la Roja a fare paura. Contro l’Irlanda non sarà semplice, vuoi perché sulla panchina dei ragazzi di Dublino c’è Giovanni Trapattoni che ci conosce come e forse di più delle nostre stesse tasche, e poi perché la Nazionale irlandese corre, particolare questo forse vuoto di importanza ma che può incidere sull’andamento di un match, considerando la figura che abbiamo fatto ieri contro la Russia, che fa della corsa una delle sue qualità migliori.
La cabala a volte centra poco, è persino dannosa. Siamo d’accordo tutti che completare il proverbio non c’è due senza tre possa portare bene alla nostra Nazionale, e siamo ugualmente d’accordo nell’accogliere lo scandalo calcioscommesse sotto i migliori auspici, perché quello che successe nel 2006 è fin troppo impresso nella memoria per essercelo dimenticato. Arriviamo da due ko contro Uruguay e Usa, e ora il filotto può dirsi completo. Allora c’era Calciopoli che imperversava su tutto il territorio nazionale, oggi la situazione è pressoché la stessa, se non peggiore, sia per la recidiva che per la credibilità dei calciatori stessi. Anzi, a pensarci bene la situazione non è proprio identica a quella di 6 anni fa, se vogliamo addentrarci in discorsi puramente psicologici. Sei anni fa la pressione era sì notevole, però i media allora stavano massacrando non i calciatori ma i dirigenti delle società. E questo è un aspetto da non sottovalutare, perché ora gli avvisi di garanzia arrivano direttamente dentro Coverciano, i famigerati dossieraggi giungono anche a chi, come Gigi Buffon, viene considerato da tutti l’emblema dell’onestà calcistica (a proposito, particolarmente da apprezzare i cori rivolti al capitano azzurro nel prepartita di ieri). Se la reazione allo scandalo dovesse essere questa anche nelle prossime partite, allora le previsioni non possono che essere leggermente negative, e quel leggermente è quanto di più eufemistico si possa leggere in questo articolo.
E se vogliamo sempre fare un paragone a 6 anni fa, la squadra non è più la stessa di quella che aveva in mano Lippi, caratterialmente parlando. Questa Nazionale può far leva su due calciatori carismatici, Buffon e Pirlo, e dovranno essere proprio loro a guidare il gruppo verso quella fame e determinazione che aveva fatto del gruppo di Lippi un’armata invincibile. In Germania eravamo forse meno tecnici di oggi, però calciatori come Cannavaro e Gattuso regalavano quantità industriali di forza mentale che oggi i vari Montolivo, Balotelli, Marchisio, lo stesso De Rossi, non sembrano poter dare al gruppo, che oggi più di allora ne ha un bisogno disperato. E di nuovo, puntuale come tutti gli anni, si ripresenta il dilemma più vecchio del mondo. Il bene o il male, i giovani o i vecchi. E voi, cosa ne pensate?
ITALIA-RUSSIA 0-3 HIGHLIGHTS
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