Le regate annullate ieri causa pioggia e vento hanno scatenato una vera e propria ridda di polemiche a Napoli. La giornata di sabato era quella più attesa da appassionati e addetti ai lavori e dopo l’annuncio degli americani di annullare le regate senza attendere l’evolversi della situazione ha infiammato un po’ tutti gli uffici dirigenziali della manifestazione. E sì perché il maltempo è durato giusto fino all’ora di pranzo visto che successivamente sul capoluogo campano c’è stato anche sprazzo di sole. Ma nonostante tutto gli statunitensi hanno deciso di non tornare indietro sulla decisione, scatenando così le ire di tantissime persone.
Primo fra tutti il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro che a Repubblica non ha risparmiato diverse frecciatine nei confronti degli organizzatori. «Il diavolo ci ha messo la coda – ha dichiarato – ma c’è stata anche un po’ di superficialità e di fretta nel prendere decisioni che per noi napoletani hanno un peso diverso. Oggi sicuramente al largo c’era mare grosso ma sottocosta dove c’è il campo di gara, assolutamente no. Nell’era del virtuale abbiamo assistito oggi a una tempesta virtuale — ha continuato — I danni della mancata disputa della regata sono stati invece reali, sia per gli spettatori che per il nostro progetto. Siamo stati privati di un altro giorno di dirette televisive nazionali e sul web e di due regate di flotta che non verranno recuperate nemmeno domenica. Resto dell’opinione del successo dell’evento ma penso che per il 2013 qualcosa da rivedere ci sia».
Presente ieri a Napoli anche il sindaco di Venezia, città che ospiterà a maggio le World Series, Giorgio Orsoni. «Dovremo rivedere i contratti per la parte degli sponsor, delle televisioni – ha dichiarato – anzi stiamo ragionando per fare fronte comune e ridiscutere delle condizioni contrattuali. Dobbiamo migliorare la manifestazione. E’ stata una buona idea chiedere di concentrare le regate solo nel week end – continua il primo cittadino di Venezia – ma è anche con l’esperienza che si aguzza l’ingegno».