Avrebbe compiuto 69 anni fra tre giorni, così come una delle sue più note canzoni raccontava: 4 Marzo 1943 la sua data di nascita. Lucio Dalla da Bologna, il poeta, cantautore dal viso simpatico con gli occhiali tondi, i suoi buffi cappelli e la voce inconfondibile. Lui che si sentiva a casa a Piazza Grande, vivendo sotto le stelle, sulle panchine della sua Bologna: “a modo mio avrei bisogno di sognare anch’io“.
La capacità di sognare di certo non gli ha mai fatto difetto, con la sua fervida creatività ed immaginazione, che lo ha reso uno dei cantautori italiani più apprezzati, da “Disperato erotico stomp” a “Com’è profondo il mare”, “Banana Republic” ed il sodalizio fraterno con Francesco De Gregori, ripreso nel 2010 dopo una lontananza durata trent’anni circa. E poi, ancora, l’immensità di “Caruso”, laddove il mare luccica e tira forte il vento, il suo successo più grande, di respiro internazionale, ripreso anche dalla grande interpretazione del maestro Luciano Pavarotti, e poi l’ironia di “Attenti al lupo” degli anni ’90, con cui divenne ancor più popolare anche al grande pubblico.
Eclettico, versatile, amante dell’arte a tutto tondo, in ogni sua espressione: per questo, negli ultimi anni, si era cimentato nella scrittura di programmi televisivi, poi nella pittura, e nello scouting, alla ricerca di nuovi talenti da lanciare, di persone come lui. Oltre alla sua Bologna, Lucio Dalla amava le isole Tremiti, dove risiedeva per alcuni periodi dell’anno, affascinato dal modo di vivere degli isolani, e dal senso di comunità che si avverte in un contesto simile: ecco perchè Lucio Dalla era così fiero di essere il direttore artistico del festival “Il mare e le stelle”, e di celebrare con le sue parole la bellezza di quell’arcipelago, che oggi perde il suo cantore.
Amante del jazz, e di tutto ciò che tale genere musicale rappresenta ed ha rappresentato, Lucio Dalla ci ha lasciati a causa di un improvviso infarto dopo la tappa di Montreux del suo tour: una serata stancante, probabilmente, quella di ieri, anche se Lucio appariva in perfetta forma sul palco, felice di poter scherzare in francese con il suo pubblico.
La notizia della sua morte improvvisa, dunque, è stata uno choc per tutti, che ha lasciato il segno soprattutto negli ambienti musicali, laddove Lucio era molto amato dai colleghi ed amici con i quali ha collaborato nei lunghi anni di carriera, da Ron a De Gregori, a Gianni Morandi, bolognese come lui oltre che presidente onorario della sua squadra del cuore, il Bologna, appunto, che Lucio seguiva con grandissima passione e che oggi lo saluta con grande commozione, “per lui che era un bolognese vero, ed uno dei più grandi artisti che la musica italiana abbia mai avuto”.
Un amore viscerale quello per squdra di calcio della sua città, che rifletteva l’amore infinito per l’essenza profonda della sua Bologna, città aperta e libera, dove era possibile dormire sull’erba ed aver amici in Piazza Grande, come il grande Lucio sottolineava nella strofa finale della sua Piazza Grande: “e se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, fra i gatti che non han padrone come me, attorno a me…”
A modo mio, quel che sono l’ho voluto io: a modo suo, un grande uomo. Ci mancherai.
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