Dino Zoff, 70 anni e non sentirli

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Dino Zoff | © Grazia Neri/Getty Images

Settant’anni e non sentirli, o meglio, non dimostrarli: per uno sportivo del suo livello, probabilmente, è più semplice mantenere la forma fisica e celare l’età anagrafica, ma nel caso di Dino Zoff, è proprio il caso di sottolinearlo. Proprio quest’ oggi, 28 febbraio, il portierone della Juventus e della Nazionale campione del mondo del 1982 compie i settanta, e li festeggerà in perfetto stile “Zoffiano”, all’insegna del low profile e della sobrietà, con una cena con gli amici più stretti e gli affetti più cari.

Un compleanno che, però, in molti vogliono comunque ricordare, perchè Dino Zoff nell’immaginario collettivo italiano è stato e rimane un’ “istituzione”, un “monumento”, la fotografia dell’Italia vittoriosa del 1982, con la Coppa del Mondo alzata al cielo di Madrid, prima che la Nazione intera iniziasse i festeggiamenti che attendeva da troppi anni. Allora, Zoff aveva già 40 anni, ma disputò un mondiale perfetto, da capitano orgoglioso di vestire quella maglia qual’era: anche allora, l’età anagrafica era solo un dato superfluo.

Nel giorno del suo compleanno auguri a parte, Dino Zoff non tralascia di analizzare il momento attuale del nostro calcio: naturale per uno come lui sempre “sul pezzo”, anche dall’esterno. Inevitabile, dunque, un riferimento alle furibonde polemiche del post Milan-Juventus, che hanno coinvolto, in particolar modo, il “pupillo” di Zoff, il suo erede, sia nella Juventus che in maglia Azzurra, il portierone Gigi Buffon, che lui stesso – a cavallo fra il 1998 ed il 2000 – ha allenato in Nazionale. Zoff, dunque, non può che schierarsi al fianco di Gigi Buffon sulla questione delle dichiarazioni da lui rilasciate nel post gara, finite poi nell’occhio del ciclone, soprattutto a causa della grande ipocrisia che pervade gli ambienti “ben pensanti” della nostra Italia.

Dino Zoff | © Grazia Neri/Getty Images

L’ex numero uno della Juventus e della nazionale, con il suo solito e consueto pragmatismo, invece, sostiene che Gigi abbia fatto bene a esprimersi con sincerità e, soprattutto, che non sarebbe stato tenuto – anche se avesse visto che la palla avesse varcato la linea di porta – a “denunciare” l’accaduto al direttore di gara: “Sarebbe stato grave se l’arbitro gliel’avesse chiesto e lui avesse negato; ma nessuno lo ha interpellato“.

Per quanto riguarda, poi, gli aspetti prettamente calcistici, Zoff ha le idee chiare sulla lotta al vertice fra bianconeri e rossoneri, soprattutto dopo il pareggio di San Siro: “Hanno entrambi il 5o % di possibilità di conquistare il tricolore“.

Oltre alle questioni legate alla lotta al vertice, Zoff non si esime dal commentare la situazione in casa Lazio, un club che gli sta molto a cuore, dopo averlo allenato per cinque stagioni: sulla situazione-panchina, legata alle note vicende delle incomprensioni Reja-Lotito, Dino Zoff rivela di non aver mai dubitato che Reja restasse in biancoceleste: “Era prevedibile, per quanto mi riguarda non mi sono mai preoccupato“.

Infine, una battuta conclusiva sul caso De Rossi, escluso dalla formazione titolare da Luis Enrique perchè presentatosi in ritardo alla riunione tecnica del pre-partita: Zoff, in tal caso, non commenta direttamente l’episodio, ma con una battuta lascia intendere quale sia il suo pensiero in proposito: “Con me nessuno arrivava mai in ritardo, è una cosa che mi fa piacere perchè singifica che ho lavorato bene ed ho fatto la persona seria“.

Persona seria, dunque, ma anche uomo di gran classe, non solo tecnica; una persona vecchio stile, e mai personaggio al contrario di molti calciatori d’oggi, con un forte senso della dignità, dell’orgoglio e del senso del rispetto verso sè stessi e verso gli altri. Un rispetto che tutti gli hanno sempre tributato per ciò che ha sempre e impeccabilmente rappresentato, e che, nei rari casi in cui è venuto a mancare, (in occasione delle critiche da parte di Berlusconi dopo la sconfitta in finale ad Euro 2000 contro la Francia, ndr) non ha esitato a reclamare, in maniera discreta ma decisa, dimettendosi dall’incarico di cittì.

La dignità prima di tutto: l’esempio di un uomo come lui serve molto ancora oggi al nostro Paese. Auguri grande Dino Zoff.

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