La parabola di Luigi Sartor, dall’autogol all’esordio allo scandalo scommesse

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Luigi Sartor ai tempi della Roma | © Grazia Neri/Getty Images

Non una carriera da idolo come Beppe Signori o Cristiano Doni ma comunque dignitosa quella di Luigi Sartor altro volto noto dello scandalo calcioscommesse e arrestato ieri nel secondo troncone dell’inchiesta “Last Bet”. Cresciuto nelle giovanili del Padova ha fatto l’esordio nel grande calcio con la Juventus macchiando il suo esordio, nel lontano 1992, dell’autogol che costò la sconfitta alla Vecchia Signora contro la Fiorentina. La sua carriera poi è passata per le maglie della Reggiana e Vicenza in B (un fallaccio di Marco Materazzi ne mise a rischio la carriera) per poi tornare in serie A con le maglie dell’Inter con la quale arrivò vicino alla vittoria dello scudetto e vinse una Coppa Uefa, e poi quelle di Roma, Parma e Genoa per finire alla Ternana. Luigi Sartor vanta anche un europeo Under 21 e una presenza nella Nazionale Maggiore. Sostanzialmente una carriera importante con in dosso le maglie più importanti del calcio italiano e che adesso vive forse il momento più brutto e delicato della sua vita.

Luigi Sartor era il contabile delle scommesse clandestine, il tramite tra la malavita asiatica e il gruppo capitanato da Beppe Signori, la cui posizione adesso è ancora più centrale e complicata. Fu proprio l’ex difensore di Inter e Roma a far da tramite tra il malavitoso singaporiano Kheng Hock Ph e Beppe Signori organizzandone e gestendo l’incontro lo scorso 27 febbraio.

Luigi Sartor ai tempi della Roma | © Grazia Neri/Getty Images
Dalle intercettazioni gli inquirenti pare siano riusciti a tracciare il reale profilo di Luigi Sartor nell’organizzazione, tramite verso Singapore ma allo stesso tempo impaurito dalle possibili ritorsioni degli asiatici quando i risultati non combaciavano con le “previsioni” confidandosi al telefono “Onestamente mi stanno veramente facendo un po’ di paura”. Un’altra intercettazione pubblicata poi quest’oggi dal Corriere della Sera riferisce un colloquio tra Luigi Sartor e la madre

Sartor: Ho fatto chiamare dal mio avvocato in Procura per sapere se volevano sentirmi perché c’è questo qui che non conosco che ha fatto il mio nome, dice che ero il contabile… Ho chiamato e loro m’han detto per me lui può mettere le tende qua, noi non abbiamo intenzione di ascoltarlo, però sai han fatto il mio nome, secondo me stanno facendo delle indagini… Se fanno delle indagini per sapere se mi sentivo con Beppe sono morto! Perché io e Beppe ci sentivamo un giorno sì e un giorno no
Madre: Sentirsi con un amico non sarà mica un crimine direi!
Sartor: Io ero stato in Oriente, tu lo sai e quindi questo discorso che parlano… delle scommesse in Oriente è una cosa che si lega piuttosto bene… la mia paura più grande non è tanto quello che tu puoi aver fatto, è che ti vogliono tirare dentro un circuito.

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