Sono trascorsi dieci anni esatti dalla scomparsa dell’Avvocato Gianni Agnelli, ma il suo ricordo e la sua “presenza” sono ancora molto forti, com’è ovvio che sia data la portata del personaggio e della persona, un uomo che è legato indelebilmente alla Storia d’Italia, di Torino e della Juventus. Un uomo carismatico, a prescindere, che portava con sè l’allure della sua cultura, della sua passione per il bello, per l’arte e per le storie delle persone, del suo amore entusiasta per il mondo bianconero, una “cosa di famiglia”. Una passione incontenibile, che – come lui stesso affermava – lo faceva sussultare anche soltanto nel leggere la lettera “J” perchè gli richiamava immediatamente l’associazione con la Juventus. Gianni Agnelli ha sempre seguito da vicino le sorti della squadra, impegnandosi in prima persona per far avvertire la sua presenza: era sempre presente allo Stadio anche se solitamente andava via alla fine del primo tempo, era sempre prodigo di consigli (alla sua maniera, mai banali) verso i calciatori che stimava di più, magari telefonandoli alle sei di mattina, ritenendo fossero già svegli. Un’abitudine, questa, raccontata più volte da Alessandro Del Piero che, oggi, nel giorno del ricordo dell’Avvocato, sul suo sito gli tributa una lettera ricca di sentimenti: gratitudine, stima, nostalgia.
Una lettera emozionata ed emozionante, perchè ripercorre vent’anni di storia bianconera, andando indietro con la memoria al primo incontro tra Gianni Agnelli e Alessandro Del Piero, allora diciottenne, nella Juventus nel 1993 appena eliminata dalla Coppa Uefa che si apprestava a scendere in campo contro il Parma di Nevio Scala, la squadra rivelazione di quegli anni. L’Avvocato fece di tutto per caricare la squadra, toccando le corde giuste per motivarla, e il risultato fu immediato: la Juventus vinse per 4-0 e Alex realizzò la sua prima tripletta in Serie A.
E poi, ovviamente, il rapporto tra Del Piero e l’Avvocato Agnelli non può prescindere da quel soprannome “artistico” che il giovane Alex ricevette in dono (inizialmente non troppo gradito), nel momento del passaggio di consegne tra il grande Roberto Baggio “Raffaello”, e il giovane talento di belle speranze, “Pinturicchio”: un soprannome che, oggi, per Del Piero suona come un ricordo dolce, che lo riporta ai primi anni della sua carriera, per cui “sono affezionato a quella definizione perchè so con che spirito l’Avvocato l’aveva detto”.
Voltandosi indietro, in particolare oggi che vive così lontano da Torino, Del Piero si sente fortunato del privilegio di “fare un pezzo di strada insieme” all’Avvocato Agnelli, un uomo che – in ogni caso – era amato dai suoi campioni e dalla gente comune, che nel giorno dell’apertura della camera ardente si affollò per rendergli l’ultimo saluto. Quella gente di Torino che ancora oggi, a dieci anni di distanza, questa mattina ha partecipato alla messa nel Duomo di Torino, unendosi ai familiari dell’Avvocato: i nipoti John e Lapo Elkann, Andrea Agnelli, Luca Cordero di Montezemolo, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il sindaco Fassino, oltre che la delegazione della Juventus rappresentata da Marotta, Buffon, Nedved e Pessotto, tra gli altri.
Alex Del Piero, per ovvie ragioni geografiche, non era presente fisicamente, ma con lo spirito e con il pensiero lo sente ancora vicino e ripensa a quel giorno tanto triste del Gennaio 20o3 quando – il giorno seguente alla scomparsa dell’Avvocato – lui stesso realizzò un gol bellissimo nella gara contro il Piacenza, una “pennellata” alla Pinturicchio, una dedica perfetta per colui che sicuramente l’avrebbe applaudito dalla tribuna e che, se oggi fosse ancora qui, di certo avrebbe continuato a telefonare Del Piero, anche dall’altra parte del mondo: “magari alle sei del mattino. Ma stavolta, qui a Sydney, mi troverebbe sveglio”.