“El Payaso“, il pagliaccio. Questo soprannome dice già molto sulle qualità di Pablo César Aimar Giordano, nato a Buenos Aires il 3 Novembre 1979.L’esordio nel campionato argentino arriva prestissimo, a soli 16 anni, dopo una breve trafila nelle giovanili del River Plate.
Dotato di classe sopraffina, ha nel dribbling e nell’ultimo passaggio le sue maggiori qualità. Salta avversari come birilli, con la palla sempre attaccata ai piedi; specializzato nella rabona con la quale effettua splendidi passaggi smarcanti e riesce addirittura a segnare. Sul finire degli anni novanta è, insieme a Riquelme, tra i più forti giovani intercontinentali e mezzo mondo si mette sulle sue tracce. Durante i 6 anni in Argentina realizza 21 gol in 83 presenze, non poche per “un dieci” classico.
Nel Gennaio 2001 il Valencia di Hector Cuper, si aggiudica le sue prestazioni, ritenendolo il giocatore ideale per regalare qualità al centrocampo valenciano. Diventa subito un titolare fisso, componendo un trio stellare con Rubén Baraja e David Albelda. E’ in campo anche durante la finale di Champions League persa dal Valencia ai rigori contro il Bayern Monaco.
E’ titolare anche nel Valencia di Rafa Benitez e contribuirà fortemente ai successi della squadra, nella prima metà degli anni 2000. Ma il fisico di Aimar non è forse adatto ad un calcio a così alti livelli. Iniziano infortuni a catena e la pubalgia ne limita l’esplosione. In seguito, una forma di meningite lo allontanerà per parecchio tempo dai campi di gioco. Viste le continue defezioni e nonostante le 162 partite quasi sempre da protagonista, il Valencia decide di sbarazzarsi del payaso, che viene ceduto al Real Saragozza per la stagione 2006/07 dove non riesce ad imporsi come in passato. Nelle due stagioni trascorse in maglia bianco-blu totalizza 53 partite realizzando solamente 5 reti.
Successivamente viene ceduto per soli 6,5 milioni di euro al Benfica, dove incrocerà nuovamente il suo destino con quello di un altro ex bambino prodigio: Javier Saviola. Anche in terra lusitana, dove attualmente gioca, non riuscirà a tornare ai livelli che competono alla sua classe. Avesse avuto un fisico più resistente, forse adesso racconteremmo un’ altra storia. Per molti della mia generazione, rimarrà comunque un grandissimo. El Payaso ci ha fatto davvero divertire.
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